16 Giugno 2014
Basta chiacchiere! Si ritorni poveri...
Tweet"Il Bibliotecario" - il focus di Antono De Robbio sul blog di NapolinVespa
Perché non bisogna esagerare? Perché esagerando si perde di vista la meta, partendo dal presupposto che c’è sempre una meta. Per esagerare la Treccani recita: dal lat. exaggerare, der. di agger «terrapieno»; propr. “ammonticchiare come un argine”. Quindi, esagerando, ci si ferma ad un punto, si “ammonticchia materiale”, non si va avanti. E si finisce per non vedere cosa c’è oltre il mucchio che si è ammonticchiato. Esagerare è lo sport preferito in ogni Basso Impero; non che durante i momenti storici permeati da grandi personalità non si esageri, ma, se lo si fa, lo si fa con sempre bene in vista la meta. Nei Bassi Imperi no, la meta è persa di vista: si improvvisa, si brancola nel buio e magari, esagerando, si scambia il buio per luce. Su Napoli tutti esagerano: io, questo blog, qualche scrittore divenuto una superstar, qualche politico reazionario o non, i mistici e i tanti che, credendo nella favoletta della democrazia diretta fanno solo killeraggio, nascondendo le proprie ragioni dietro montagne di qualunquismo. Morale: su Napoli tutti esagerano e, non essendoci nei Bassi Imperi, menti all’altezza della situazione, esagerando non propongono niente di niente. E’ come con la spettacolarizzazione della Cultura - altra esagerazione stancante: che noia! Questa pseudo-Cultura è oltremodo dannosa perché improduttiva ma è, innanzitutto, stancante! Il problema è che il copione si ripete, non c’è più nulla da dire ma lo si dice, anzi lo si urla, credendo di tirar fuori dai polmoni la propria “rabbia”, il proprio “bisogno di cambiamento” ed invece si finisce per tirare fuori solo l’insoddisfazione per come si campa nel proprio privato! Esagerazioni, esagerazioni! Ed allora vorrei esagerare anche io: auspico una laringite italiota, un potente virus che ci faccia smettere di stra-parlare… bla bla bla… tuttiladri… bla bla bla… io farei e NESSUNO FA NULLA! Napoli poi è la capitale del parlare invano e senza senso. La maschera dei giullari buoni che ci hanno imposto (ed invece siamo feroci e spietati pagani razionalisti!) noi la consumiamo tutta in un parlare incessante, idiota, fastidiosissimo! Invece, una laringite cronica! Dio mio, che sollievo sarebbe! Resterebbero solo i fatti!
Ecco un esempio di cosa dovrebbe accadere: siccome viviamo tutti in una esagerata agiatezza (ancora oggi, nonostante le manovre del Potere per impoverirci ), ogni volta che ci tuffiamo nei liquami – chessò – a Mergellina, a Posillipo, nel Porto, a Torre Annunziata, ci tuffiamo e basta, come hanno fatto per secoli quelli prima di noi. Cioè, lo facciamo da benestanti contenti. Forse non conoscete l’episodio dei cadaveri di Via Toledo? Nel 1656 una Napoli di mezzo milione di abitanti fu dimezzata dalla peste; sotto via Toledo correva un condotto, il chiavicone, traduzione napoletana della fogna grande che arrivava al mare; nella furia i monatti buttarono i cadaveri nella condotta, e tutti vi buttarono materassi e roba infetta. Dove credete siano finiti cadaveri, roba infetta, monatti e aterassi? Ma nel “limpido” golfo, of course! Invece noi che facciamo? Dopo il bagno e le magnate, dopo aver soddisfatto tutti i nostri vizi consumistici, andiamo su Facebook per criticare o voler cambiare o manifestare la nostra rabbia. Ma, per magia, grazie ad un morbo che ci ha paralizzati, finalmente non possiamo più scrivere e, grazie alla laringite, non possiamo più parlare! Fusse che fusse la volta bona? – diceva secoli fa Manfredi. Fosse che fosse la volta buona che la finiamo di esagerare a fare i reporter killerdemocratici e FINALMENTE ci godiamo la vita? Esagerazioni, esagerazioni: Napoli è una esagerazione oggettiva che si soggettivizza ogni volta che uno di noi parla o si muove. Invece di godercela, passiamo il tempo o a ricordare oppure a criticare: rilassarsi no, vero? Allora esageriamo ed immaginiamoci la Napoli del 2099: per prima cosa, ogni strada di grande comunicazione e traffico è sotterranea. Il Centro Antico ha finalmente sfruttato la Napoli sotterranea per farne un luogo di trasporto merci e persone. Con mezzi ad energia elettrica o solare, ogni cosa viaggia sotto Napoli e non infastidisce. Sopra la gente non sta lì ad accogliere il turista con le spiegazioni; certamente anche quelle servono ancora, ma ormai si fa in modo che il turista diventi napoletano per tutto il tempo della propria permanenza. L’economia è florida: quelli che erano i “cattivi” sono stati sdoganati ed adesso il danaro è stato messo in circolo, per la collettività. Anche chi era contro – convinto che sdoganare i capitali della camorra significasse non trarre più un profitto dal non sdoganarli – adesso è contento. Napoli vive di un nuovo tipo di turismo: il turismo antropologico. Da qualche anno, un intellettuale ha inventato questo termine ed il progetto è andato in porto. Napoli è dunque la città di tutti, chi viene qui lo fa per viverci e non solo per visitarla. Qui, se si vuole, si può sperimentare ad essere “altro da sé” . Seguendo le regole della collettività e del buonsenso, si può fare tutto: è una città per persone liberate (non semplicemente libere), per imprenditori a basso impatto ambientale, per Maestri che – dopo essere scomparsi dall’Occidente – sono ricomparsi qui da noi. Infatti ci sono scuole per imparare quello che si vuole... esagerazioni!
Ma senza esagerazioni? Come si vivrebbe? Certamente meglio! Napoli è spesso una città sporca…ma NON la più sporca, la sporca per antonomasia! Napoli è certamente a volte violenta… ma NON la violenta per antonomasia... eccetera. Bisognerebbe fare così, tornare alla visione che si aveva della vita in città negli anni Cinquanta: si usciva per stare DENTRO la città, per passeggiarla, guardarla, assaporarla, mangiarla, annusarla. Insomma, si ciondolava senza per questo essere ossessionati dall’ Arte oppure dalla speculazione edilizia. Si era affascinati dal mondo e non solo da se stessi! E questo vale anche per cittadine, paesoni, paesotti, paeselli. Forse – adesso ritorno ad esagerare! – un poco di povertà non ci farebbe male. Povertà, dico, non miseria! La povertà è semplicità e la semplicità è spessissimo misura: cioè non esagera! Riconsideriamo la meta: dobbiamo averne una. Anzi, una già la possediamo, noi fortunati che viviamo Sotto il Vulcano: la possibilità di essere gente allegra e razionale insieme, positiva e cinica, provvista di una intelligenza fina.
Antonio De Robbio
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